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24 Mar. 2007 - Serata alla Paesana/Spring Dinner Dance, organizzata dal Roccamandolfi Social Club.


KARL HEINRICH ULRICHS RICORDATO ALL’AQUILA

Intitolata una piazza al grande latinista ed intellettuale tedesco, nella città dove visse i suoi ultimi anni
L’AQUILA – C’è voluta tutta la determinazione del consigliere Antonio Di Giandomenico, presidente della Commissione Cultura al Comune dell’Aquila, per rendere finalmente onore, oltre un secolo dopo la sua morte, a Karl Heinrich Ulrichs, scrittore e poeta, latinista e giurista, raffinato intellettuale che scelse di vivere gli ultimi anni della sua vita all’Aquila, dov’è sepolto.
Iniziò appunto tre anni fa, grazie all’impegno del consigliere Di Giandomenico, il doveroso richiamo alla memoria civica di quest’uomo colto, libero ed anticonformista, restituendo anzitutto dignità e decoro al sepolcro dello scrittore, nel cimitero monumentale, infestato da muschi ed erbacce che ne inibivano persino l’identificazione. La Municipalità dell’Aquila ha deciso, recentemente, di intitolare a Karl Heinrich Ulrichs, nel Parco del Castello, l’ampio piazzale di fronte l’ingresso della fortezza spagnola, progettata dall’architetto di Valencia Pirro Aloysio Escrivà - lo stesso di Castel Sant’Elmo a Napoli - e fatta edificare nel 1534 dal viceré aragonese Pedro da Toledo “ad reprimendam audaciam aquilanorum”, dopo la rivolta cittadina di sei anni prima. Oggi il Forte, uno degli esempi più maestosi d’architettura militare in Europa, ospita le varie Soprintendenze regionali ai Beni Culturali, il Museo Nazionale d’Abruzzo, altre preziose collezioni d’arte antica e moderna, l’auditorium della Società dei Concerti e l’Archidiskodon Vestinus, scheletro fossile d’un progenitore del mammuth, risalente ad un milione e mezzo d’anni fa, rinvenuto ben conservato nel 1954 in una cava ad una ventina di chilometri dall’Aquila. L’intitolazione sarà dunque a portata d’occhio dei tanti turisti che visitano il Forte spagnolo.

Karl Heinricfh Ulrichs nacque il 28 agosto 1825 ad Aurich, nell’Hannover, nella Germania settentrionale. Dopo gli studi all’Università di Goettingen, si laureò nel 1846 in legge e teologia. Successivamente, continuò la sua formazione storica all’università di Berlino. Dal 1849 al 1857 Ulrichs fu giudice presso la corte distrettuale di Hildesheim, nel Regno di Hannover – all’epoca indipendente all’interno della Confederazione tedesca – curando gli interessi del suo sovrano. Intanto, dapprima sotto lo pseudonimo Numa Numantius e poi col suo vero nome, venivano pubblicati a Lipsia cinque saggi sulla psicologia e sui risvolti sociali e giuridici dell’omosessualità, che ne costituirono una vera e propria teorizzazione. Insomma, una specie di manifesto per un movimento di liberazione, seguito alla dichiarazione della sua omosessualità. Da allora Ulrichs, com’è intuibile, ebbe problemi più per le sue idee piuttosto che per i comportamenti personali. Situazione diventata ancor più difficile, specialmente dopo l’annessione violenta del regno alla Prussia, quando i suoi libri vennero confiscati ed i suoi scritti vietati. Da buon liberale, egli tenne pubbliche iniziative di protesta cui si aggiunse anche il fervore del patriota contro l’avvenuta annessione, che gli costò dieci mesi di prigione dal governo Bismarck. Nel 1867 si trasferì dapprima a Monaco e quindi a Stoccarda, dove si trattenne fino al 1880, scrivendo finissime pagine di poesia latina ed arricchendo il corpus delle sue opere. Ma la preoccupazione che le sue idee altre conseguenze gli avrebbero procurato gli consigliò, in forza della sua inclinazione romantica e della passione per l’arte e la natura, l’intrapresa d’un viaggio a piedi in Italia che, dopo Firenze, Ravenna e Roma, lo portò fin nel Cilento, sui monti lucani e quindi a Napoli. Di lì, consigliato da uno scienziato aquilano, Giovanni Antonelli, Ulrichs prese la via dell’Abruzzo raggiungendo L’Aquila, che trovò città incantevole e soprattutto una natura, un territorio e montagne splendide per le sue escursioni, tanto da innamorarsene e passarvi gli ultimi quindici anni della sua vita.

Come annota l’insigne storico Raffaele Colapietra in “C’è modo e modo di essere aquilano” - una cospicua raccolta di articoli e riflessioni su frammenti di cultura, politica e costume, edita di recente - “ … Di media statura, i lunghi capelli spioventi, poveramente vestito, col bastone in una mano ed i libri nell’altra, Ulrichs incarnò per quindici anni all’Aquila anche fisicamente il cliché dell’erudito teutonico … ma stimato ed apprezzato un po’ da tutti per il suo innocuo candore che non lo distoglieva, sempre a Vienna, Lipsia e Berlino, dal continuare a pubblicare, carmi latini e poesie popolari ma anche, nel 1886, elegie latine in morte di Ludwig, il tragico re di Baviera …”. Erano anche anni, quelli, in cui la classicità conosceva all’Aquila una grande fioritura, specie per opera del giovane marchese Niccolò Persichetti, archeologo illustre, poi esaltata dalla presenza di Ulrichs, tanto da promuovere – con adesioni autorevoli come quelle di Teodoro Mommsen, Francesco De Sanctis, Giustino Fortunato, Victor Hugo e Francesco Crispi - la realizzazione d’un monumento a Caio Crispo Sallustio, il grande storico romano che ebbe i natali nella città sabina di Amiternum, le cui vestigia splendono a qualche chilometro dall’Aquila. Un clima che inevitabilmente si richiamava alle origini sveve della città ed a Federico II, tanto da stimolare persino Nietzsche a venirsi a stabilire all’Aquila, quantunque poi non lo fece, a riguardo dell’affinità che il filosofo avvertiva verso il grande imperatore degli Hohenstaufen, “splendor mundi”. Un monumento, però, che Ulrichs non avrebbe visto eretto prima della sua scomparsa, come in effetti lo fu ma solo nel 1903, nella piazza antistante palazzo Margherita d’Austria. Dall’Aquila egli continuò per anni a coltivare le sue intense relazioni con l’intellettualità europea. In quel contesto culturale cittadino, Ulrichs avviò, nel 1889, sotto forma di fascicoli quindicinali, la pubblicazione della rivista “Alaudae”, poeticamente intitolata all’allodola che annunzia il mattino. Con la rivista il poeta e scrittore, non senza un pizzico d’innocente ingenuità, si proponeva di rinverdire il latino e di promuoverlo come lingua internazionale della cultura. La rivista ebbe una sua notorietà e fortuna, diffondendosi in Russia e negli Stati Uniti, in Scandinavia come in Egitto. Questa impresa letteraria lo accompagnerà fino alla morte, il 14 luglio 1895. Niccolò Persichetti, il mecenate che l’ebbe ospite in vita, volle infine che fosse sepolto accanto alla tomba di famiglia. Oggi, più che per la sua corposa opera letteraria e giuridica, Ulrichs viene soprattutto evocato per essere stato il capostipite del movimento omosessuale. Tale fatto, pur tenuto conto che a quel tempo la sua battaglia civile non fu per niente agevole ed indolore, procura non poco torto al valore complessivo dello studioso e dello scrittore. Chissà, poi, cosa Ulrichs penserebbe oggi delle piume di struzzo e di certe ostentazioni!

Goffredo Palmerini
Consiglio Regionale Abruzzesi nel Mondo